La frattura da stress negli atleti deve essere sospettata in presenza di un dolore insidioso, collegato con un aumento dei carichi di allenamento.
Il dolore emerge durante o alla fine di un esercizio ed aumenta nei giorni successivi se si continua a svolgere attività fisica.
Il dolore si intensifica al punto da non consentire più lo svolgimento della pratica sportiva. Anche il semplice camminare può diventare difficoltoso.
Il primo esame da dover effettuare è la "Radiografia". Nonostante la sua bassa sensibilità, essa può evidenziare fratture midollari o corticali, osteopenia locale, sclerosi e neoformazione del callo osseo. Purtroppo le radiografie sono negative nel 70% dei casi di fratture da stress nelle prime 2/4 settimane dopo l'infortunio.
Altro esame importante è la tomografia computerizzata con cui si può evidenziare anche una periostite locale. Questa ha una sensibilità maggiore dell'RX ma inferiore della scintigrafia e della risonanza magnetica.
La scintigrafia spesso usata in fase iniziale nelle fratture da stress, può presentare una percentuale di falsi negativi che varia dal 13% al 24%.
La Risonanza Magnetica ha numerosi vantaggi rispetto alla scintigrafia. La RM consente di avere un'ottima risoluzione delle immagini anatomiche, non è un esame invasivo ed è un esame multiplanare che non emana radiazioni. Ha un'elevata sensibilità e specificità, ma tra gli svantaggi ci sono:
Tra i fattori che favoriscono lo svilupparsi delle fratture da stress, ce ne sono di Intrinseci ed Estrinseci.
Per fattori Estrinseci si intende ad esempio: il ritmo dell'allenamento, l'uso dell'abbigliamento adatto o no, condizioni fisiche non adatte, l'ambiente di allenamento, temperature estreme e insufficiente recupero dopo uno sforzo muscolare.
Tra i fattori Intrinseci si annoverano: l'eta, il sesso, la razza, densità e struttura osea, il bilanciamento ormonale, mestruale, metabolico ed alimentare.
Diversi studi hanno evidenziato una maggiore incidenza nella razza bianca e soprattutto in quella caucasica rispetto a quella nera americana o ispanica. Soggetti in età avanzata presentano un maggior rischio rispetto ai giovani. Alcuni studi evidenziano una maggiore incidenza tra i soldati donne rispetto agli uomini.
Tra alcuni fattori predisponenti che sono stati studiati troviamo: la presenza di un piede troppo cavo, di una eccessiva differenza nella lunghezza delle dita del piede ed un piede troppo varo. Il piede cavo varo è stato studiato spesso come elemento anatomico predisponente a diversi infortuni poichè è una caratteristica che rende il piede rigido e poco ammortizzato per gli shock sportivi. Anche supinazione e pronazione sono considerate caratteristiche che possono portare a fratture da stress.
Il sesso femminile ha una maggior predisposizione a sviluppare fratture da stress perché presenta alcuni fattori come: disordini alimentari, disturbi mestruali ed una bassa densità ossea. Purtroppo i disturbi alimentari sono stati spesso evidenziati tra le atlete (bulimia, anoressia, uso di lassativi e diuretici). L'irregolarità del ciclo mestruale può causare una riduzione della mineralizzazione ossea.
Il trattamento delle fratture da stress dipende molto dal tipo di frattura, dalla localizzazione e dal tempo di evoluzione. Il piano di trattamento potremmo dividerlo in due fasi: la prima fase prevede l'uso di farmaci antinfiammatori, terapie fisiche e chinesiterapia con lo svolgimento di attività non traumatiche, come ciclismo, nuoto e corsa in acqua. La seconda fase inizia nel momento in cui l'atleta non ha più dolori (all'incirca dopo 2/3 settimane), con lo svolgimento di attività di rinforzo e ritorno all'attività sportiva.
Fratture da stress più gravi prevedono un approccio più conservativo con l'ausilio di gessi, tutori gessati o tutori fino ad un massimo di 6/8 settimane. La pratica di attività non traumatica ( ellittica, bici, nuoto) può essere svolta per mantenere una buona condizione aerobica. Importante è effettuare esami di controllo per valutare l'evoluzione della frattura.
Importante è assumere una dieta equilibrata per facilitare la ricalcificazione ossea.
Il trattamento di alcune fratture da stress può essere problematico come nel caso dell'osso navicolare, del 5° metatarso e del malleolo mediale. Queste possono essere molto frequenti e poco diagnosticabili. L'osso navicolare, per esempio, rischia di avere difficoltà nel riconsolidarsi perchè è poco vascolarizzato; il malleolo mediale, nelle fratture, ha un alto tasso di dislocazione e bassa capacità di consolidamento. Le lesione di queste componenti ossee può richiedere una stabilizzazione chirurgica.
Le lesioni ossee del navicolare sono difficili da diagnosticare e possono andare verso la formazione di osteoartrite o di non consolidamento. in base al tipo di lesione dell'osso si procede all'intervento chirurgico o solo contenitivo. L'intervento prevede la fissazione tramite l'applicazione di viti.
Lo stress del 5° dito avviene in genere sulla diafisi del metatarso. E'una frattura frequente negli atleti e che spesso incorre in problemi di consolidamento o recidiva. Questa lesione può avere un tempo massimo di riconsolidamento di 21 mesi, con un rischio di non ricalcificazione nel 25% dei soggetti trattati con terapie conservative. Per questo si ricorre spesso all'intervento chirurgico per ridurre i tempi di fusione e di ritorno alla pratica sportiva.
La lesione del malleolo mediale o della parte distale del perone prevedono l'intervento chirurgico con l'applicazione di chiodi intramidollari o di placche di fissazione esterne all'osso.
Sicuramente chi si occupa della parte sanitaria e del benessere degli atleti dovrebbe conoscere i fattori intrinseci ed estrinseci predisponenti a fratture da stress. L'atleta dovrebbe sapere che un dolore che permane da più di tre settimane è un segnale importante del corpo ed un adeguato riposo potrebbe essere necessario.
L'uso di calzature adatte e di terreni di allenamento non troppo duri possono prevenire l'apparazione di fratture da stress. Vari studi hanno evidenziano come l'uso di scarpe neutre riducano la pressione plantare in persone col piede cavo.
Sicuramente un ruolo importante lo hanno anche: il preparatore atletico che deve valutare le fasi di carico e scarico degli allenamenti, il nutrizionista che deve far si che l'atleta non abbia delle carenze alimentari, ed il fisioterapista che deve prendersi cura dei muscoli e del corpo dell'atleta così che possa assorbire bene i traumi degli allenamenti.
Il ritorno alla pratica sportiva dipende dal livello e dal tipo di frattura. Questa viene divisa tra alto e basso grado e questo modifica il tempo necessario alla scomparsa di tutti i sintomi algici. Un basso livello di frattura implica una tempistica di stop dalle attività di almeno 4/8 settimana. Questo è il periodo ideale per ridurre i rischi di recidive. Essenziale è una graduale ripresa delle attività cosi che il fisico possa riadattarsi allo sforzo.
Nel caso delle fratture dell'osso navicolare, il tempo di stop dall'attività può raggiungere i 4 mesi.
Informazioni tratte e tradotte da: Stress fractures in the foot and ankle of athletes. Asano LY, Duarte Jr A, Silva AP; Brazilian Medical Association.Rev Assoc Med Bras. 2014 Nov-Dec; 60(6):512-7. doi: 10.1590/1806-9282.60.06.006. No abstract available.
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