L'ernia del disco è la fase terminale del processo degenerativo dei dischi intervertebrali.
In questa condizione il disco ha subito un danno anatomico con la rottura degli anelli fibrosi che contengono la parte gelatinosa, facendola fuoriuscire.
La fuoriuscita può essere più o meno importante, avremmo quindi varie fasi dell'ernia:
L'ernia generalmente va a comprimere altre componenti anatomiche come il midollo spinale, o le diramazioni nervose causando sintomi più o meno intensi.
Esistono delle zone della colonna più soggette ad ernia in quanto sono quelle che subiscono maggior sovraccarico e sono ernie che si presentano nella zona lombare come le ernie L4L5 e L5S1.
Anche il tratto cervicale è spesso soggetto alla presenza di ernie. Questo perché ha un ampio range di movimento e deve sostenere i movimenti della testa che è la parte più pesante del nostro corpo.
La causa principale è legata alle posture errate a cui sottoponiamo la nostra cervicale, basti pensare a quanto tempo si passa al computer o al cellulare con il collo chino in avanti.
Questa postura aumenta lo stress a cui i dischi delle vertebre sono sottoposti generando nel tempo l'insorgere di degenerazione dei dischi.
Le aree più colpite sono C5C6, C6C7, C7D1.
Le dorsali sono molto più rare delle ernie del disco lombari e cervicali.
Questo perché il tratto dorsale è meno mobile in quanto facente parte della gabbia toracica, che grazie alle coste e allo sterno ha il compito di proteggere polmoni e cuore.
Questa minore mobilità riduce il rischio di fare movimenti strani che portino ad ernie, ma non ne elimina del tutto la possibilità.
Nel caso di ernie dorsali, le più frequenti sono a livello: D7D8, D10D11, D12L1.
Le ernie dorsali sono causate da:
I sintomi sono legati ad indolenzimento della parte a volte ben localizzato, a volte a fascia. La compressione del nervo può dare una irradiazione sull'arco costale di riferimento.
Il dolore in fase acuta può essere legato anche a respiri profondi o al semplice stare eretti. Spesso è associato a problemi di osteoporosi e crolli vertebrali, ma soprattutto in soggetti molto grandi di età.
La diagnosi viene effettuata attraverso l'esecuzione di una risonanza magnetica che evidenzierà il grado di gravità dell'ernia. Questa dovrà poi essere valutata da un neurochirurgo o ortopedico specializzato sulla colonna.
Questa può apparire all'improvviso per un trauma o svilupparsi nel tempo, ma quasi sempre comporta i seguenti sintomi:
In casi gravi ed acuti può portare a difficoltà nel muoversi, sia nei passaggi posturali che nelle attività quotidiane come camminare o salire le scale.
Le cause sono molto simili a quelle delle protrusioni in quanto fanno parte dello stesso processo degenerativo:
I segni ed i sintomi dell'ernia possono essere molto più intensi di quelli della protrusione e non sempre regrediscono del tutto. In base al livello di compressione sui nervi, potrebbero rimanere:
Si cerca subito di ridurre i dolori con punture di antinfiammatorio e miorilassante se non addirittura con cortisone.
Passata la fase più acuta è essenziale intervenire con la fisioterapia:
L'intervento dell'osteopata può essere molto utile per ridurre i compensi posturali e riequilibrare il corpo. Il tipo di approccio può variare in base ai sintomi del paziente.
Come nella protrusione anche nell'ernia è essenziale intervenire, passata la fase acuta, con esercizi di rinforzo muscolare addominale, dei paravertebrali, dorsali e lombari.
Come prima evidenziato è una terapia essenziale nel recupero delle ernie.
Questo perché consente di:
Fatta la risonanza è essenziale una visita specialistica da un neurochirurgo o ortopedico della colonna per valutare la gravità della situazione.
Si cerca sempre un approccio conservativo, ma nei casi più gravi in cui la perdita di forza, riflessi e sensibilità è eccessiva, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico per togliere la parte erniata.
Anche dopo l'intervento, la persona dovrà seguire un percorso di ginnastica posturale per allungare le catene muscolari, rinforzare i muscoli erettori della colonna, riducendo al minimo il rischio di recidive.
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