Cos'è il programma di fisioterapia "Over 65"

Hai superato i 65 anni, ma ti senti giovane come a 30??

La tua testa ti farebbe scalare montagne, ma il fisico inizia a dare qualche fastidio??

Abbiamo costruito per te dei percorsi di ginnastica posturale e pilates adatti a farti recuperare l'elasticità e la forza di una volta.

Programma di fisioterapia "Over 65" a Roma

I nostri professionisti saranno a tua disposizione per capire i tuoi problemi e stabilire insieme quale percorso affrontare per risolverli e farti tornare ad una sana vita quotidiana.

I nostri programmi di fisioterapia a Roma "Over 65" comprendono:

Visita anche la sezione "Chi siamo" scoprire di più sul nostro Studio di Fisioterapia di Roma e sul nostro approccio alla fisioterapia incentrato sulla cura del paziente nel suo insieme e non soltanto al trattamento dei singoli sintomi.



Per una consulenza con i nostri fisioterapisti a Roma:

CONTATTACI SUBITO 

Attività sessuale e protesi d'anca

Posizioni consentite, consigli e precauzioni per un ritorno alla vita di sempre, dopo l'operazione all'anca.

La protesi di anca è un intervento sempre più frequente che viene effettuato su soggetti anziani ma anche su giovani dai 40/45 anni in su. La prima preoccupazione è sicuramente quella di tornare a svolgere normalmente la propria vita: camminare, guidare, lavorare, fare sport...

...ma poco viene considerato il ritorno ad una normale vita sessuale. Fortunatamente pian piano si sta perdendo l’immagine del sesso come tabù e alcuni ortopedici si sono procurati dei libricini informativi sulle posizione consigliate e le precauzioni da prendere.

Precauzioni dopo l'intervento all'anca

Nonostante i progressi scientifici e chirurgici che hanno velocizzato e migliorato il processo di guarigione, il paziente operato deve prestare attenzione ad una serie di movimenti finché non è considerato fuori dal rischio di lussazione.

Prima di riprendere una buona vita sessuale, i medici danno un tempo di circa 6 settimane dall’intervento, ma la tempistica può variare, per questo è sempre meglio chiedere al proprio medico.

Fare attenzione a:

  • non flettere l’anca oltre i 90°,
  • non intraruotare l’anca,
  • raccogliere oggetti da terra tenendo la gamba operata indietro,
  • allacciarsi le scarpe tenendo il corpo tra le ginocchia,
  • usare delle sedute non troppo basse,
  • da sdraiati tenere un cuscino sia sotto le ginocchia che tra le gambe,
  • dormire dal lato operato se si hanno dolori, si può quando i dolori scompaiono,
  • non stare sdraiati di lato, col lato operato in alto (in fase iniziale). Successivamente mettere 1 o 2 cuscini tra le gambe.

Queste sono precauzioni generali ma già fanno capire a cosa stare attenti durante un rapporto sessuale.

Attività Sessuale e Protesi d'Anca

Le posizioni del sesso consigliate dopo l'operazione per la protesi d'anca

Andiamo ad illustrativi uno schema molto intuitivo (che potete trovare sul web) che spiega quali posizioni sono accettate nei casi di protesi di anca dell’uomo o della donna.

Nelle posizioni in cui si è seduti l’uno sull’altro, bisogna stare attenti a non mettere troppa pressione nella zona dell’anca operata ed evitare di fletterla troppo. Nelle posizioni di lato è sempre meglio che il lato operato stia sotto per evitare adduzioni eccessive.

Per saperne di più sui tempi di recupero post-intervento, puoi leggere anche:  Protesi anca: linee guida per il recupero


Per un consulto da parte dei nostri specialisti a Roma:

CONTATTACI SUBITO 

Attività sessuale e protesi ginocchio

Posizioni consentite, consigli e precauzioni per un ritorno alla vita di sempre, dopo l'operazione al ginocchio.

Le protesi di ginocchio è un intervento di chirurgia ortopedica che prevede l’asportazione di una parte o di tutta la componente articolare del ginocchio e la sostituzione con mezzi di sintesi.

Questi mezzi di sintesi sono composti da leghe metalliche come titanio o cromo cobalto e la parte di contatto articolare è in polietilene.

Le protesi di ginocchio vengono spesso effettuate in età avanzata, rispetto alle protesi d'anca che sono impiantate anche in soggetti giovani.

Sono protesi che hanno una buona durata, 15/20 anni anche se dipende molto da che attività si svolgono e con quale intensità.

Come nel caso dell’anca, anche per le protesi di ginocchio si punta a tornare il prima possibile alla normale vita quotidiana ed alla piena autonomia.

L'attività sessuale dopo l'intervento di protesi di ginocchio

L’attività sessuale viene spessa tenuta in secondo piano, ma in realtà rientra negli aspetti di vita quotidiana.

Attività Sessuale e Protesi Ginocchio

Precauzione per l'attività sessuale con protesi di ginocchio

Le precauzioni sono legate in primis a far passare almeno 6 settimane dall’intervento, così che:

  • si richiuda bene la cicatrice,
  • si consolidi la protesi,
  • si riduca il range di dolore,
  • si recuperi una buona articolarità e tono muscolare.

 

Dopodiché bisogna fare attenzione a non caricare troppo la parte operata. Evitare di poggiarla su qualche superficie e metterci il peso.

Riportiamo qui uno schema, che potete trovare sul web, e che evidenzia le posizioni più consigliate e quelle da evitare.

Recupero articolarità e tono muscolare dopo inserimento di protesi di ginocchio

Per il recupero di una buona articolarità e tono muscolare consigliamo sempre di essere seguiti da un terapista che provvederà a strutturare un piano di riabilitazione e rieducazione motoria, in base alle esigenze personali.



Per un consulto da parte dei nostri specialisti a Roma:

CONTATTACI SUBITO 

Nasci e rinasci programma over 65

Cos'è il programma di fisioterapia "Over 65"

Hai superato i 65 anni, ma ti senti giovane come a 30??

La tua testa ti farebbe scalare montagne, ma il fisico inizia a dare qualche fastidio??

Abbiamo costruito per te dei percorsi di ginnastica posturale e pilates adatti a farti recuperare l'elasticità e la forza di una volta.

Programma di fisioterapia "Over 65" a Roma

I nostri professionisti saranno a tua disposizione per capire i tuoi problemi e stabilire insieme quale percorso affrontare per risolverli e farti tornare ad una sana vita quotidiana.

I nostri programmi di fisioterapia a Roma "Over 65" comprendono:

Visita anche la sezione "Chi siamo" scoprire di più sul nostro Studio di Fisioterapia di Roma e sul nostro approccio alla fisioterapia incentrato sulla cura del paziente nel suo insieme e non soltanto al trattamento dei singoli sintomi.



Per una consulenza con i nostri fisioterapisti a Roma:

CONTATTACI SUBITO 

Dito a scatto

Cos'è il dito a scatto e quali sono i trattamenti possibili

Il dito a scatto è una patologia caratterizzata da una forte infiammazione dei tendini flessori delle dita della mano.

Questa infiammazione coinvolge soprattutto il dito medio e l’anulare e può rendere inabili all’uso degli stessi.

L’infiammazione colpisce  la guaina sinoviale che avvolge il tendine flessore del dito coinvolto.

Il rigonfiamento della guaina determina una difficoltà nello scorrimento del tendine al suo interno in quanto si genera un eccessivo attrito. Questo attrito causerà lo “Scatto” che può essere più o meno dolente e che può evolvere in un blocco del movimento.

Le dita più soggette a questo tipo di patologia sono, in ordine, il pollice, l'indice ed il medio. Alcune volte questa sindrome può colpire anche il mignolo.

Dito A Scatto

I sintomi del dito a scatto: come si riconosce

  • gonfiore
  • dolore
  • scatto
  • blocco articolare

La patologia può evolvere da uno stadio lieve ad uno molto grave.Nella prima fase si ha fastidio, lieve gonfiore e la mobilità del dito migliora e peggiorare a momenti.

Essendo una tenosinovite, con il movimento ed il riscaldamento del tendine i sintomi migliorano. Con l’evolversi della patologia neanche con l'aiuto del movimento movimento si percepisce un miglioramento,  finché il dito arriva a bloccarsi definitivamente.

Rimedi e trattamento del dito a scatto

Il trattamento, come la sintomatologia, varia in base allo stadio.

In fase iniziale si dovrebbe cercare di evitare sforzi eccessivi (come portare buste della spesa), ma nel caso non si potesse evitare è utile bloccare il dito con dei tutori appositi così da non stressarlo troppo.
È importante effettuare costantemente un allungamento delle dita, del polso e dell’avambraccio. 

Perché rivolgersi ad un fisioterapista?

L’importanza di rivolgersi ad un Fisioterapista sta nel fatto che può consigliare i giusti esercizi e mostrare i corretti movimenti da fare così da non incorrere in attività sbagliate o non funzionali

Il Fisioterapista può anche intervenire attivamente con tecniche quali massoterapia e fibrolisi per cercare di eliminare le tensioni muscolari su braccio ed avambraccio e le aderenze del tendine.

L’intervento del Fisioterapista è importante anche nel caso si debbano applicare terapie fisiche e nel caso si debba fare l’intervento e seguire un percorso di recupero postchirurgico.

A questo proposito puoi scoprire di più sull'importanza dei trattamenti fisioterapici sulle cicatrici, in questo precedente articolo: "Cicatrici: trattamento in Fisioterapia"

Terapie fisiche per la cura del dito a scatto

Seguendo quelle che sono le prescrizioni del medico, altre terapie utili a ridurre la condizione infiammatoria sono:

  • Laser terapia
  • Ultrasuoni
  • Tecarterapia.

Queste devono essere applicate sin dai primi sintomi e con un buona frequenza settimanale affinché la condizione infiammatoria non peggiori. In molti casi la loro applicazione in condizioni troppo avanzate, non porta a grandi risultati. 

Maggiori info sulle terapie con tecniche manuali a Roma

Si ritiene sempre utile aspettare almeno 3/4 settimane prima di valutare che risultati si sono ottenuti.

In caso di peggioramento, si consiglia una visita specialistica. 

Spesso vengono prescritti dal medico farmaci antinfiammatori o addirittura infiltrazioni.

L'intervento chirurgico per il dito a scatto: Nei casi più gravi è l’unica soluzione per il dito bloccato

Questo deve essere seguito da un buon percorso Fisioterapico.

Essendo una zona delicata, si prescrive sempre lo svolgimento di una adeguata terapia sia con macchinari che con terapia manuale che aiuti a recuperare la piena elasticità del tendine, evitando che si creino aderenze cicatriziali e riduzioni della mobilità.

A chi rivolgersi per curare il dito a scatto a Roma

Presso il nostro centro di Fisioterapia e Osteopatia di Roma, situato in zona Montesacro Alta (zone limitrofe: Talenti, Nomentano, Etruria), è possibile trovare personale specializzato nel trattamento del dito a scatto, sin dai primi sintomi e fino ad eventuale trattamento di riabilitazione motoria post operatoria.


Per una consulenza con i nostri fisioterapisti a Roma:

CONTATTACI SUBITO 

Ginnastica posturale

Cos'è la ginnastica posturale e a cosa serve

La ginnastica posturale è una metodica fisioterapica che mira, attraverso esercizi specifici attivi e passivi anche di tipo respiratorio, a riallineare la posizione del corpo nello spazio, lavorando principalmente sull’allungamento delle fasce muscolari retratte.

Si propone di insegnare come fare “movimento” anche nel caso in cui particolari condizioni, alterino le normali funzionalità corporee.

Tali allungamenti sono accompagnati da una respirazione più consapevole e profonda e permettono non solo di sciogliere tensioni muscolari, ma di migliorare e correggere la postura.

Perchè fare posturale

Lo stress, le posizioni scorrette e protratte nel tempo, nonché la sedentarietà e la presenza di particolari patologie o dimorfismi dell’apparato locomotore e di sostegno, portano le persone a modificare la propria “postura”, subendone come conseguenza l’accorciamento in toto delle fasce muscolari.

Differenza tra Ginnastica Posturale di gruppo e Rieducazione Posturale Individuale

La Ginnastica Posturale, ovvero la ginnastica di gruppo che abbraccia tutti i principi della rieducazione posturale, punta essenzialmente a prendere coscienza della propria corretta postura, per poi integrare gli apprendimenti acquisiti nei gesti di tutti i giorni.
Questa disciplina da i migliori risultati in piccoli gruppi e se seguiti da un fisioterapista specializzato, come presso il nostro centro di fisioterapia di Roma.

Scopri di più sul corso di ginnastica posturale di gruppo per il mal di schiena a Roma

La Rieducazione Posturale individuale invece, non può essere fatta in gruppo appunto, altrimenti verrebbe a mancare l'azione determinante dell'operatore ai fini della risoluzione del dolore. 
Consiste in una serie di incontri in cui il terapista si concentra sulla risoluzione delle problematiche specifiche del paziente con esercizi ancora più mirati e spesso integrando la sessione con pratiche fisioterapiche manuali.

CONTATTACI SUBITO 


Obiettivi

  • Migliorare la percezione del corpo
  • Migliorare l’azione dei muscoli posturali
  • Migliorare la mobilità articolare e l’elasticità muscolare
  • Migliorare l’abilità posturale

Applicazioni

L'applicazione della ginnastica permette di prevenire e migliorare efficacemente molti disordini posturali e contribuire al riequilibrio delle forme e delle funzioni alterate, attraverso un'azione diretta sulla struttura (flessibilità) e indiretta sulla biochimica (circolazione) e sulla psiche (rilassamento).

Gli esercizi posturali sono finalizzati al riequilibrio posturale con lo scopo primario, mediante posture di stiramento, di agire efficacemente su molti dolori, specie vertebrali. Hanno lo scopo di dare maggiore funzionalità a diversi organi (muscoli, apparato respiratorio, cardiocircolatorio) e strutture del corpo (ossa, legamenti etc...), donando ad esso un maggiore equilibrio ed alla mente una maggiore conoscenza.

Per cosa sono utili la ginnastica posturale e la rieducazione posturale


Ginnastica Posturale a Roma

Se hai bisogno di ginnastica posturale a Roma, studiata su misura per i tuoi problemi, il nostro Centro di Fisioterapia è ciò che fa per te.

Presso il nostro centro puoi trovare personale altamente specializzato e motivato al raggiungimento dell'obbiettivo.

  • valutazione del problema o patologia con l'aiuto di fisioterapisti specializzati
  • gruppi ristretti di massimo 5 partecipanti per la ginnastica di gruppo
  • sedute individuali
  • massima professionalità


Per info e prenotazioni per Ginnastica Posturale a Roma:

CONTATTACI SUBITO 


Linfedema e bendaggio elastocompressivo

Che cos'è e come si presenta il linfedema

L’edema linfatico è una patologia piuttosto frequente che colpisce arti superiori ed inferiori.  Il linfedema è caratterizzato da una elevata concentrazione proteica nel comparto extravasale. Questo favorisce il richiamo di liquidi dagli spazi endocapillari generando il gonfiore.

Cause del linfedema

I linfedemi si dividono tra PRIMITIVI E SECONDARI.

I primitivi non presentano una causa definita, hanno quindi una eziologia ignota ma spesso legata a fattori genetici/familiari.

I secondari sono invece legati ad una lesione organica linfatica. Queste lesioni o alterazioni del sistema linfatico sono dovute a : neoplasie infiltrative, chemio e radioterapia, infezioni, traumi, obesità, interventi chirurgici.

I sintomi dell'Edema Linfatico

I sintomi sono legati ad un rigonfiamento dell’arto spesso accompagnato da rossore, prurito e distensione della pelle.
Il linfedema colpisce generalmente un solo arto.
Questo ci consente di differenziarlo dai gonfiori legati a:

  • insufficienza epatica
  • insufficienza renale
  • insufficienza cardiaca
    che coinvolge entrambe gli arti.

Per saperne di più leggi anche la pagina di approfondimento sul linfedema.

La terapia per il linfedema: linfodrenaggio e bendaggio elastocompressivo

La terapia prevede l’intervento con metodo manuale di Linfodrenaggio che consente di svuotare i linfonodi e favorire il drenaggio del liquido.

Oltre al massaggio drenante, per prolungare l'azione ed aumentare l'efficacia si può intervenire conun bendaggio elastocompressivo.

Puoi leggere di più sull'applicazione del bendaggio elastocompressivo e i risultati di questo trattamento in questo articolo che riguarda un caso studio del nostro centro di fisioterapia di Roma: "Case study: bendaggio gambe per trattamento linfedema"

Cos'è e come viene realizzato il bendaggio elastocompressivo

Il bendaggio elastocompressivo viene effettuato partendo dalle teste metatarsali fino al ginocchio (cavo proporrò), se non fino all’inguine.

Questo eviterà l’aumento dell’edema grazie alla pressione applicata e favorirà una compressione delle strutture muscolari facilitando il ritorno venoso.

Gli effetti del bendaggio sul linfedema

Gli effetti di un bendaggio sono:

  • riduzione del calibro venoso,
  • facilitazione del lavoro valvolare venoso,
  • miglioramento del circolo linfatico,
  • riducezione gli edemi.

Gli effetti del bendaggio sul linfedema

Il linfedema è caratterizzato, da un punto di vista chimico fisico, oltre che dalla componente fluida, anche da una elevata componente proteica.

Queste macromolecole proteiche cronicizzano l’edema rendendone difficile l’eliminazione.


Diversi studi* hanno dimostrato come il bendaggio sia essenziale per favorire il drenaggio della componente proteica.
*(Leduc A., Leduc O, Association of several therapeutic modalities in the testamento edema, Abstr. XXI Eur. Congr. of Lymph., Roma 96; the Si è. J.of lymph, sp. Co.1, Vol 6, 14, 1996)

 Il bendaggio non deve essere doloroso. Quindi se il bendaggio risulta doloroso, si consiglia di contattare il centro o l'operatore che lo ha eseguito.

 

Gli effetti collaterali all'uso del bendaggio elastocompressivo per il linfedema sono:

  • dolore
  • ischemizzazione
  • allergie cutanee
  • decubiti
  • infezioni
  • arteriopatie
  • lesioni neoplastiche.

Si consiglia dunque, per l'esecuzione di questa tecnica, di affidarsi ad un centro fidato, con operatori specializzati.

 

Per un consulto da parte dei nostri specialisti, per Linfedema:

CONTATTACI SUBITO 

Lipoma

Cos'è il Lipoma: disturbi, cause e cure

I lipomi sono dei tumori mesenchimali benigni, hanno una consistenza morbida, e dei margini ben definibili manualmente. Nella maggior parte dei casi hanno una localizzazione sottocutanea, facilmente palpabili e visibili. Esiste anche un'alta percentuale di lipomi intramuscolari, meno palpabili e spesso riconoscibili grazie ad esami di laboratorio.

Greenberg et al. Hanno differenziato la presenza di lipomi “intramuscolari ed intermuscolari”. Questa differenziazione è basata sullo studio di lipomi intramuscolari che possedevano una caratteristica infiltrativa nel muscolo, quindi non erano incapsulati in un'area specifica. Questi furono chiamati “intermuscolari”.

Epidemiologia, eziologia

L'epidemiologia è sconosciuta, non si conoscono bene le cause della presenza e della localizzazione dei lipomi.

Studi statistici hanno evidenziato una prevalenza nel sesso maschile; si riscontrano maggiormente dopo i 40 anni ed hanno una vasta localizzazione sul tronco (schiena), sul collo e intramuscolare a livello di muscoli grossi.

L'esatta eziologia e patogenesi rimane misconosciuta. Tutti i lipomi hanno sicuramente una patogenesi neoplasica a partire da cellule mesenchimali multipotenti.

Tra i fattori predisponenti sono stati studiati: traumi, obesità, irritazioni croniche, disordini endocrini, metabolici, genetici. Bjerreagaardet al. Hanno studiato la possibilità di influenze di alterazioni ormonali, ma gli studi hanno dato esiti negativi.

Anche l'aspetto della familiarità non sembra associabile ai Lipomi.

I lipomi sono delle masse circoscritte, uniformi, soffici, di colore giallastro, possono essere incapsulate e non e la loro massa può variare da 1 a 25 cm. Questi sono spesso collegati ai muscoli scheletrici senza però avere una causa diretta in lesioni ed ematomi, ma possono presentare piccole aree calcifiche.

Caratteristiche istologiche dei lipomi

I lipomi hanno una forma uniforme caratterizzata da adipociti maturi.

Tendono ad infiltrarsi tra le fibre muscolari, ma non penetrano nella fasciae nei tendini. Le fibre muscolari colpite sono normali ed alcune mostrano uno stato atrofico, ma non ci sono modificazioni strutturali come avviene nei sarcomi.

I lipomi non sono particolarmente vascolarizzati come avviene nei tumori maligni. Questi presentano infiltrazioni di linfociti a causa della presenza di una stato infiammatorio e degenerativo dell'area implicata e la presenza di strie fibrotiche nel muscolo.

I lipomi sono spesso messi a confronto con i liposarcomi, solo che questi presentano infiltrazioni lipoblastiche, area di forte vascolarizzazione ed aree infiammatorie.

Per avere un'adeguata diagnosi, si preferisce effettuare degli esami di controllo tra cui includiamo: ecografie, risonanza magnetica, tomografia computerizzata.

Trattamento del lipoma

I lipomi generalmente non causano dolori o problemi, a meno che non vengono troppo stimolati o ricevono dei traumi causando una schiacciamento delle fibre muscolari circostanti.

Si cerca di evitare l'intervento anche se molto dipende dalla localizzazione e dalla capacità di poterlo raggiungere senza effettuare grossi tagli. Molti tendono ad operare in laparoscopia con l'uso di laser appositi per bruciare e rimuovere la massa.


Per un consulto da parte dei nostri specialisti a Roma:

CONTATTACI SUBITO 

Meniscosi - dolore al ginocchio e lesione menisco

Dolore al ginocchio e lesione menisco

La meniscosi è uno stato di alterazione o lesione del menisco dovuto a fattori degenerativi e non traumatici, come spesso accade nello sportivo.

La meniscosi tende a colpire maggiormente persone oltre i 50 anni, in cui si è instaurato un processo degenerativo in tutto il comparto articolare del ginocchio.

In questi casi il menisco lesionato è solo uno dei problemi. Annesso ci sarà una alterazione della cartilagine, artrosi.

Tipologie di lesione del menisco

SINTOMI: il dolore al ginocchio è meniscosi?

I sintomi collegati ad uno stato di meniscosi sono riconoscibili e spesso l’esecuzione di un esame di controllo serve solo per capire la localizzazione della lesione.

Tra i sintomi della lesione del menisco troviamo:

  • dolore anteriore al ginocchio, di tipo articolare, spesso proprio in corrispondenza della rima femoro-tibiale dove si può palpare il menisco;
  • gonfiore del ginocchio;
  • limitazione articolare del ginocchio sia in flessione che in estensione;
  • sensazione di instabilità del ginocchio e di debolezza muscolare;
  • perdita di tono muscolare nella gamba, dopo diverso tempo.

TERAPIA per meniscosi

Cure e rimedi per lesione menisco

Il processo di degenerazione del menisco prevede il più delle volte un intervento conservativo:

  • ghiaccio per ridurre gonfiore ed i infiammazione;
  • riposo;
  • fasce di contenimento che danno maggiore senso di stabilità;
  • uso di farmaci antinfiammatori;
  • fisioterapia.

Il trattamento chirurgico per lesione del menisco

spesso evitato in quanto si rischierebbe solo di peggiorare il processo degenerativo ed artrosico dell’articolazione, può essere preso in considerazione nel caso di blocchi o grosse limitazioni funzionali e della vita quotidiana.

Intervento chirurgico per riparare il menisco

Riabilitazione del ginocchio per meniscosi

Il percorso riabilitativo in fase acuta:

La fisioterapia per la Lesione del Menisco prevede l’intervento con terapie fisiche che possano sfiammare la parte:

Successivamente alla fase acuta:

si integrano esercizi di rinforzo muscolare per recuperare il tono perso e per dare stabilità e sostegno all’articolazione. Per questi si consiglia sempre di rivolgersi a specialisti del settore così da non incorrere in peggioramenti dello stato degenerativo fisiologico.


Cerchi un Centro di fisioterapia a Roma per meniscosi e dolore al ginocchio?

Per un consulto da parte di specialisti a Roma, rivolgiti al nostro staff: fisioterapista, osteopata e altri specialisti in sede!

Fisioterapia a Roma per meniscosi e dolore al ginocchio


guida prevenire infortuni running

Osteopatia per curare mal di stomaco, gastrite, reflusso, ernia iatale

Lo stomaco e le sue disfunzioni in una visione osteopatica

Lo stomaco è un viscere posizionato sotto al diaframma nella parte sinistra del nostro corpo.
Come ben sappiamo è addetto ad accogliere il cibo ed iniziare la digestione dello stesso preparandolo per i processi di assimilazione dell’intestino.

Le Connessioni con altri visceri

Lo stomaco, come tutti i visceri, è  avvolto dal peritoneo che lo sostiene e lo connette con dei legamenti alle strutture circostanti come il:

  • legamento gastro frenico con il diaframma
  • leg. gastro lienale con la milza
  • leg. gastro colico con il colon
  • leg. epato gastrico con il fegato

Soltanto la parte del cardias ed il fondo dello stomaco entrano in diretto contatto col diaframma.

Lo stomaco si connette con l’esofago tramite il cardias. Qui alcuni fasci muscolari autonomi creano una valvola che consente la discesa ma non la risalita del cibo.  (Il reflusso si verifica quando i meccanismi di chiusura dello sfintere esofageo inferiore sono insufficienti o il gradiente pressorio dell’addome è troppo elevato. Diversi studi evidenziano come questo sfintere esofageo abbia un meccanismo di chiusura proprio, efficace al 50%, mentre il restante 50% viene svolto dalla porzione crurale del diaframma).

Lo stomaco ha delle connessioni meccanica e neurologiche col tratto dorsale D6 D7 D8. Da qui partono le diramazioni simpatiche di innervazione dello stomaco.
Un’altro legame, un po meno diretto, è  col tratto cervicale grazie all’esofago che presenta strette connessioni con esso.

Le disfunzioni legate allo Stomaco

Le connessioni che abbiamo analizzato ci fanno comprendere come lo stomaco possa essere causa di tensioni sul diaframma quando mangiamo troppo e siamo stressati. È  capitato a tutti di fare il classico cenone di Natale o di essere preoccupati per qualcosa e sentire quella pesantezza allo stomaco, con bruciori e tensioni o provare a fare dei respiri profondi e sentire un blocco.

Un malfunzionamento gastrico può avere influssi sui processi digestivi dell’intestino e quindi sull’instaurarsi di tensioni e di un alterato processo digestivo dello stesso.

La sua connessione col tratto dorsale può generare, in caso di mal funzionamento  dello stomaco, delle rigidità del tratto D6 D7 D8.

"Ricordo Paola, una paziente, che venne per una forte rigidità dorsale e sbloccando la mobilità gastrica, insieme ad una dieta adeguata, riuscimmo a ridurre le tensioni ed i fastidi."
(testimonianza del dott. Fisioterapista e Osteopata Simone Piferi)

Ricordiamo che spesso lo stomaco è vittima e non causa di problemi.
Le famose gastriti ed ernie iatali sono spesso collegate a posture sbagliate, alimentazioni sregolate, intolleranze, stati di stress ed ansia eccessivi. Quindi lo stomaco ci avverte che qualcosa nel nostro stile di vita non va bene.

Impariamo ad ascoltare il nostro corpo.

L’ernia iatale è un problema che ormai molti presentano ed è caratterizzata da una risalita di parte dello stomaco  nel torace che dovrebbe contenere solo cuore e polmoni.
Le cause sono sempre legate ad abitudini errate come:

  • alimentazione errata
  • fumo ed alcool
  • obesità
  • sforzi eccessivi
  • stitichezza cronica
  • traumi addominali.

Anche se spesso l’ernia iatale è asintomatica, spesso i sintomi che vengono riferiti sono:

  • attacchi di tachicardia
  • gastriti
  • reflussi
  • difficoltà a digerire, soprattutto la sera
  • aerofagia.

Cosa può fare l'osteopatia per mal di stomaco, gastrite, reflusso ed ernia iatale

In primis devi autocurarti!

L’intervento osteopatico può essere molto importante per sbloccare le tensioni che un mal funzionamento dello stomaco può generare su muscoli e scheletro (come abbiamo visto prima).
Le manipolazioni della zona gastrica possono favorire un buon recupero della mobilità dello stomaco e della sua funzionalità, riducendo gastrite e reflusso, ma in primis bisogna trattare bene il proprio stomaco ed il proprio corpo perché ciò che passa da lì e che poi sarà digerito, servirà  al nostro funzionamento.

Osteopatia per mal di stomaco e gastriti a Roma

All'interno del nostro centro di Fisioterapia Roma Osteokinesis puoi trovare personale specializzato in Osteopatia, che saprà ascoltarti ed aiutarti ad individuare le cause dei tuoi disturbi gastrici e di digestione, dolori allo stomaco ed all'intestino. Una volta individuate le cause del disturbo si potrà intervenire con manipolazioni e sedute di osteopatia o il trattamento più indicato per le cause dei tuoi disturbi.

Per un consulto da parte dei nostri specialisti, per dolori di stomaco, intestinali e gastriti a Roma:

CONTATTACI SUBITO 

Osteoporosi

Cosa è l’osteoporosi  e le differenze con l'osteopenia

Questi fanno entrambe parte del processo di demineralizzazione ossea. Sono delle condizioni patologiche che prevedono una progressiva perdita della densità ossea. L'osteopenia è una fase considerata ancora non grave, ma già evidenzia il progressivo peggioramento della presenza di calcio nelle ossa.

L'osteoporosi rappresenta la fase patologica che può essere anche di livello grave con il rischio di frattura delle ossa.

Entrambe queste fasi possono regredire e migliorare, ma per ottenere questo bisogna seguire il giusto iter farmacologico e di attività fisica che stimola l'apposizione di calcio e l'aumento della densità ossea.

Chi colpisce l’osteoporosi e le cause

Consideriamo che l'indebolimento osseo è normale a partire dai 40 anni. Quando però alcune componenti ossee come: Colonna e Collo del femore iniziano a diventare più deboli, vuol dire che il processo è diventato patologico.

Colpisce maggiormente le donne a partire dai 50 anni, soprattutto a causa della menopausa e dello sconvolgimento ormonale. Sia negli uomini che nelle donne, i fattori che possono predisporre ad uno sviluppo osteoporotico sono:

  • eccessiva magrezza,
  • uso di farmaci osteopenizzanti,
  • familiarità,
  • alimentazione carente di calcio.

Cosa fa bene per l'osteoporosi:

  • Passeggiare al sole
  • Fare attività fisica
  • Mangiare cibi sani e ricchi di calcio
  • Ridurre gli alcolici
  • Non fumare
  • Limitare il consumo si sale e zucchero

Attività aerobica ed anaerobica per prevenire e attenuare il processo dell’osteoporosi

Entrambe le attività sono importanti per aiutare una regressione del processo osteoporotico, ma andiamo ad analizzare quando ed in quali quantità.

L'attività aerobica non include sport eccessivamente traumatici come la corsa, ma èperfetto effettuare camminate, cyclette, ellittica.

Queste ultime due sono ottime per un rinforzo muscolare, ma non essendoci impatto col terreno (come nella camminata) stimolano di meno la neoformazione ossea.

In conclusione cyclette ed ellittica possono essere sempre effettuate anche in condizione di osteoporosi grave.

La camminata è ottima per stimolare la formazione ossea, ma in casi gravi va effettuata con cautela.

L'attività anaerobica effettuata con esercizi statici, a corpo libero o con macchinari, utilizzando pesi lievi, èimportante per rinforzare la muscolatura. Questo rinforzo muscolare stimola l'osso, evita che ci siano sovraccarichi strutturali e consente il mantenimento di posture corrette. Questa èsempre consigliata, ma nei casi di osteoporosi grave deve essere molto controllata e graduale per evitare dei sovraccarichi eccessivi.

Evidenze Scientifiche

Esistono diversi studi, come quelli elencati nella bibliografia, che evidenziano l'importanza di effettuare attività fisica. Le indagini effettuate su diversi campioni hanno messo a confronto soggetti trattati:

  • solo con medicinali,
  • con medicinali ed attività aerobica e con medicinali,
  • attività aerobica ed esercizi.

In tutti e tre i casi si evidenziava un miglioramento della densità ossea. Questa peròtendeva a peggiorare nell'arco di qualche anno nei soggetti curati solo farmacologicamente.

In quelli curati anche con attività aerobica, lo stato di miglioramento durava di più, mentre in chi aveva effettuato anche esercizi mirati, la condizione delle ossa rimaneva nettamente più stabile. Questo ci fa concludere come le ossa debbano essere stimolate con esercizi mirati e come l'effettuare attività fisica sia il modo migliore per mantenere i risultati ottenuti.

Come sempre i risultati si possono ottenere, ma quello che deve cambiare è lo stile di vita, finalizzato ad avere un buono stato di salute.


Per un consulto da parte dei nostri specialisti a Roma:

CONTATTACI SUBITO 

Autore: Dott.Simone Piferi

Bibliografia
Effect of physical activity on the sequelae of osteoporosis in female residents of residential care facilities. Nawrat-Szoltysik AJ, et al. Adv Clin Exp Med. 2018.

Improving of musculoskeletal health in patient with osteoporosis
Mayo Clinic

Stronger back muscles reduce the incidence of vertebral fractures: a prospective 10 year follow-up of postmenopausal women
Author links open overlay panelM.Sinaki1S.F.Hodgson5

Significantly Fewer Refractures After Vertebroplasty in Patients Who Engage in Back-Extensor-Strengthening Exercises Elizabeth A. Huntoon, MD, Catherine K. Schmidt, DO, Mehrsheed Sinaki, MD*correspondence
Department of Physical Medicine and Rehabilitation, Mayo Clinic, Rochester, MN

Significant Reduction in Risk of Falls and Back Pain in Osteoporotic-Kyphotic Women Through a Spinal Proprioceptive Extension Exercise Dynamic (SPEED) Program
Mehrsheed Sinaki, MDa,*correspondence, Robert H. Brey, PhDb, Christine A. Hughes, BSc, Dirk R. Larson, MSd, Kenton R. Kaufman, PhDc

Effect of exercise on mobility, balance, and health-related quality of life in osteoporotic women with a history of vertebral fracture: a randomized, controlled trial.
Randomized controlled trial
Bergland A, et al. Osteoporos Int. 2011.

Effect of twelve-month physical exercise program on patients with osteoporotic vertebral fractures: a randomized, controlled trial.
Randomized controlled trial
Evstigneeva L, et al. Osteoporos Int. 2016.

Effect of a resistance and balance exercise programme for women with osteoporosis and vertebral fracture: study protocol for a randomized controlled trial.
Randomized controlled trial
Stanghelle B, et al. BMC Musculoskelet Disord. 2018.

Exercise for improving balance in older people.
Review article
Howe TE, et al. Cochrane Database Syst Rev. 2011

Protesi anca mini invasiva

Cos’è e quando è necessario un intervento con inserimento di protesi dell’anca

La protesi d'anca è uno degli interventi più diffusi che diventa necessaria quando lo stato di degenerazione dell’articolazione coxo-femorale diventa invalidante. Questo accade, oltre che nei casi di traumi con fratture della testa o collo del femore, anche nei casi di traumi ripetuti, displasia dell’anca. Questi causano una progressiva degenerazione dell’articolazione con il generarsi di una progressiva coxartrosi. Non c'è un limite di età, la degenerazione può colpire soggetti giovani ed anziani.

Tipologie di protesi d'anca: i vantaggi della protesi mini invasiva

Fino a poco tempo fa si sono usate principalmente protesi a stelo lungo, cementate e non cementate.

Ad oggi si punta ad usare protesi più piccole così da preservare il più possibile la componente ossea e consentire una maggiore stabilità della protesi. Queste ultime sono fatte in titanio, con testa in ceramica e sede di alloggiamento in ceramica e polietilene.

Ovviamente la variabilità nell’uso della protesi può dipendere da età, stato dell’osso, via di accesso, campo operatorio.


Vie d'accesso all'anca

Le vie di accesso che hanno preso maggiormente piede erano quelle posteriori e posteri laterali. Sicuramente più semplici, ma che implicavano il disinserimento e rifissaggio di diverse strutture muscolari. Questo causava una maggiore perdita ematica e dei tempi di recupero muscolare piuttosto lunghi e non senza problemi.

Accesso anteriore per la protesi dell’anca

La VIA ANTERIORE, che in realtà esiste da molto tempo ma non fu sviluppata, sta prendendo sempre più piede. È sicuramente una metodica più complicata per lo specialista ma presenta diversi vantaggi.

Vantaggi accesso anteriore per protesi anca

Andiamo ad elencare i vantaggi:

  • cicatrice ridotta a 7-8 cm rispetto ai 15 degli altri accessi,
  • dolore nettamente ridotto nella fase post operatoria,
  • assenza di complicanze muscolari,
  • rapida ripresa della vita quotidiana,
  • riduzione del rischio di lussazione post operatoria,
  • lunga durata delle protesi.

Svantaggi

  • rischio di compromettere il nervo cutaneo laterale della coscia con area di anestesia,
  • la tecnica potrebbe essere evitata nei casi di obesità o eccessiva massa muscolare.

Riabilitazione post-operatoria per protesi anca mini invasiva

La protesi mini invasiva ha un tempo più o meno variabile di vita. Questo può dipendere anche da che attività andiamo a praticarci sopra.

Gli sport sconsigliati sono tutti quelli reputati ad alto impatto come:

  • calcio,
  • tennis,
  • atletica,
  • basket,
  • climbing,
  • hockey,
  • aerobica.

Tra gli sport consigliati troviamo:

  • sci di fondo e discese semplici,
  • golf,
  • camminata,
  • cyclette e bici,
  • canottaggio,
  • nuoto,
  • ballo da sala.

Per approfondire questo argomento leggi anche il nostro articolo dedicato alle fasi del recupero post operatorio per la protesi dell'anca


Riabilitazione per operazione protesi anca a Roma

Tra le varie specializzazioni, lo staff di fisioterapisti del nostro centro di Fisioterapia Roma Osteokinesis si distingue per i percorsi di riabilitazione post operatoria personalizzati, individuati dopo una attenta analisi del caso e delle indicazioni dell'ortopedico che segue il paziente o che ha eseguito l'operazione.

Qui di seguito raccontiamo l'esperienza di una nostra paziente e il percorso di riabilitazione post-operatorio che evidenzia come con la metodologia mini-invasiva sia stato possibile un recupero funzionale migliore e più rapido.

Descrizione di un caso di riabilitazione post-operatoria per protesi d'anca

VI parliamo di Barbara, una ragazza di 48 anni che ha dovuto operarsi ambo le anche. La prima circa 4 anni fa con un accesso postero laterale.

L’intervento andò benissimo ed iniziò subito la terapia con noi.

La cicatrice appariva ispessita e dolente. All’inizio gli esercizi di rinforzo erano molto faticosi, la progressione fu molto graduale, ma si evidenziò subito una limitazione nel tirare su la gamba tesa e molta fatica nel portarla lateralmente.

Barbara riprese la sua vita quotidiana e tornò a fare cyclette e yoga ma mantenne quelle limitazioni.

La seconda anca venne operata con accesso anteriore e l’inserimento di una mini protesi. La cicatrice, nettamente più piccola, non le portò dolenzie. Riuscì ad effettuare da subito tutti gli esercizi di rinforzo, ovviamente in modo graduale. Abbandonò dopo due mesi ambo le stampelle (che tenne anche più del necessario per una sua maggiore sicurezza e precauzione), e tornò rapidamente alla vita quotidiana.


Per un consulto da parte dei nostri specialisti, per trattamenti di riabilitazione a Roma:

CONTATTACI SUBITO 

Rizoartrosi o artrosi del pollice

La Rizoartrosi detta anche artrosi del pollice colpisce l'articolazione tra l'osso trapezio e metacarpo del primo dito della mano. Il pollice è sottoposto ad un utilizzo frequente ed è quello che ci consente di fare dei movimenti fini come: afferrare un ago, una penna, un filo. La pinza creata dal pollice e le altre dita consente di fare sforzi come: aprire un barattolo o una bottiglia. Nel tempo l'articolazione trapezio - metacarpale può andare incontro ad usare sviluppando artrosi.

Cos'è, come si manifesta e come curare la rizoartrosi

SINTOMI: come si presenta la rizoartrosi

La rizoartrosi deforma i capi ossei aumentandone l'attrito e riducendone l'articolarità. Il paziente riferisce dolore nella zona di riferimento che esacerba nei movimenti e negli sforzi. Non riesce più ad afferrare gli oggetti e presenta un calo della forza. Spesso può gonfiarsi.

DIAGNOSI

La diagnosi è piuttosto semplice. I sintomi e la localizzazione del dolore riferita dal paziente potrebbero essere sufficienti. In ogni caso il paziente può effettuare delle lastre (come si evidenzia nell'immagine sovrastante) per avere una piena conferma della patologia.

TERAPIA: come curare la rizoartrosi con la fisioterapia

La terapia prevede in fase iniziale l'utilizzo di un tutore nei momenti più acuti. Mai abusare nell'uso dei tutori, soprattutto con artrosi, perchè l'eccessiva immobilità potrebbe favorire l'evoluzione artrosica.
Il programma di cura prevede:

L'uso di ghiaccio e pomate antinfiammatorie non porta a buoni risultati.

Le terapie andrebbero ripetute periodicamente essendo questa una patologia che non scompare del tutto e presenta della fasi più e meno acute.

L'intervento chirurgico può essere preso in considerazione dal chirurgo della mano se la patologia diventa troppo intensa e limitante e se le terapie convenzionali non portano a risultati. Questo consiste in un' asportazione del trapezio (trapeziectomia) ed artroplastica.

I tempi di recupero sono mediamente di 3 mesi calcolando i tempi di immobilizzazione e di fisioterapia.



Per un consulto da parte dei nostri specialisti a Roma:

CONTATTACI SUBITO 

Iscriviti alla newsletter

Subito per te sconti, news e contenuti in anteprima

Orari

  • Lunedì-Venerdì 09:00 - 20:00
  • Sabato 09:00 - 13:00
  • Domenica Chiuso

Convenzioni

Crossfit Talenti
Runcard
Mutua MBA
Aon Hewitt
Mapfre
Consorzio Mu.Sa.
Fimiv
Mutua nuova sanità
Coop salute
Previmedical
Crossfit Talenti
Generali Italia
Easy Welfare
Fasdac
Health Assistance
My Assistance
Edenred
Vis Card
Axa
Ricerca